Consulenza legale internazionale

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Linee Guida sulla Messa a Perdita dei Crediti Commerciali: Aspetti Contabili e Fiscali

Introduzione

Nel contesto della gestione del recupero crediti, specialmente in fase di chiusura d’esercizio, diventa essenziale distinguere correttamente tra svalutazione e perdita definitiva del credito. Questo articolo fornisce una panoramica normativa e contabile su come procedere alla messa a perdita dei crediti commerciali, sia in Italia sia nei confronti di clienti esteri.

Differenza tra Svalutazione e Perdita del Credito secondo l’OIC 15

Secondo quanto previsto dal principio contabile OIC 15, la rettifica dei crediti può avvenire attraverso due modalità:

1. Svalutazione del Credito

La svalutazione consiste in una riduzione del valore nominale del credito al presumibile valore di realizzo. Si applica quando vi è un rischio ragionevolmente prevedibile di inesigibilità, ma il diritto di credito non è ancora definitivamente compromesso né da un punto di vista giuridicoeconomico.

2. Perdita del Credito

Si configura una perdita definitiva solo in presenza di un evento certo che comporta la non recuperabilità del credito. Questo avviene, ad esempio, con l’apertura di una procedura concorsuale o il trasferimento dei diritti contrattuali.

Cassazione, Ordinanza n. 10686 del 4 maggio 2018: viene chiarito che la perdita su crediti richiede la definitività dell’inesigibilità, mentre la svalutazione è riferibile a una perdita potenziale.

La Normativa Fiscale: Art. 101 e 106 del TUIR

La normativa fiscale distingue tra deducibilità delle perdite su crediti (Art. 101 TUIR) e svalutazioni dei crediti (Art. 106 TUIR), con limiti e requisiti specifici.

Articolo 101 TUIR – Perdite su crediti

È prevista la deducibilità se:

  • il debitore è soggetto a procedure concorsuali (fallimento, concordato, ecc.);
  • è stato omologato un accordo di ristrutturazione;
  • esiste un piano attestato;
  • il debitore è soggetto a procedure equivalenti estere, purché vi sia un adeguato scambio di informazioni fiscali.

Articolo 106 TUIR – Svalutazioni dei crediti

Per i soggetti non finanziari, è prevista una deducibilità forfettaria dello 0,5% dei crediti commerciali iscritti in bilancio, con un limite massimo cumulato del 5%.

Casi pratici:

  • Nessuna svalutazione civilistica → nessuna deduzione fiscale possibile.
  • Svalutazione superiore al limite → deduzione parziale e variazione in aumento in dichiarazione.
  • Svalutazione entro i limiti → deduzione integrale senza variazioni.

Quali crediti rientrano?

I crediti devono derivare da cessioni di beni e servizi rientranti nell’attività caratteristica (art. 85 TUIR), escluse le immobilizzazioni e gli strumenti finanziari soggetti a regime di esenzione (art. 87 TUIR).

Il Trattamento IVA: Note di Variazione

La normativa IVA (art. 26 DPR 633/72) consente l’emissione di note di variazione in diminuzione nei seguenti casi:

  1. Annullamento o risoluzione contrattuale;
  2. Sconti o abbuoni post-fatturazione;
  3. Errori nella fatturazione originaria;
  4. Mancato pagamento con apertura di procedura concorsuale;
  5. Infruttuosità di una procedura esecutiva individuale;
  6. Risoluzione per inadempimento nei contratti a esecuzione continuata o periodica.

Attenzione: il termine di un anno per l’emissione della nota di credito non si applica in caso di procedure concorsuali o esecutive infruttuose.

Conclusioni

La corretta gestione contabile e fiscale dei crediti deteriorati è fondamentale per garantire l’affidabilità del bilancio e ottimizzare la posizione fiscale dell’impresa. La distinzione tra svalutazione e perdita definitiva del credito non è solo rilevante ai fini civilistici, ma determina anche differenti conseguenze tributarie, soprattutto in fase di chiusura d’esercizio.

Per una valutazione puntuale e conforme alla normativa, è sempre consigliabile il supporto di consulenti legali e fiscali esperti in diritto societario e tributario.

 


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